Cos'è
L’opera rappresenta il momento della sepoltura di Santa Lucia, patrona di Siracusa, dopo il suo martirio. La scena è immersa in una drammaticità tipicamente caravaggesca:
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Due grandi fossori (i becchini) occupano la parte bassa della scena e stanno scavando o chiudendo la fossa.
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Santa Lucia è distesa sul terreno, con un corpo quasi già privo di vita, rappresentato con realismo crudo.
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Attorno, figure dolenti e un vescovo assistono alla scena.
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Un’imponente architettura sullo sfondo crea un senso di monumentalità e peso.
Il tutto è dominato da una luce bassa, obliqua, che mette in risalto il corpo della santa e i gesti degli uomini: una luce tipica della fase tardiva di Caravaggio, segnata da forte introspezione e dramma.
Il dipinto di Caravaggio fu realizzato dopo ottobre 1608, in seguito alla fuga dal carcere di Malta e all’arrivo dell’artista a Siracusa, dove probabilmente grazie all’amico pittore Mario Minniti ottenne una commissione dal Senato siracusano.
L’opera venne concepita come pala d’altare per la basilica di Santa Lucia al Sepolcro, luogo tradizionalmente associato al martirio e alla sepoltura della santa.
Nel corso del tempo la tela subì numerosi spostamenti:
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inizialmente collocata nella chiesa originaria, venne poi trasferita al Museo Bellomo;
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nel 2005 fu spostata per un nuovo restauro e in seguito concessa alla mostra Caravaggio e l’Europa al Palazzo Reale di Milano;
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nell’aprile 2006 fu nuovamente sottoposta a indagini radiografiche e restauro;
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nel 2009 venne trasferita alla Chiesa di Santa Lucia alla Badia durante i lavori di restauro della chiesa del Sepolcro;
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vi rimase fino al 2020, quando fu portata al Museo MART di Trento e Rovereto, per poi rientrare al Santuario di Santa Lucia al Sepolcro.